Il negligente, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera come prima.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
360Anderà ben, benissimo.
 Con quattro paroline io l’ho incantato,
 è di me innamorato,
 la dote mi farà.
 CORNELIO
 Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
365propor vo’ a Filiberto
 l’aggiustamento della lite. A lui
 chiederò la sua firma
 per chiudere il contratto
 e quand’egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
370Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
 nati siam veramente uno per l’altro.
 CORNELIO
 Ah ch’io non vedo l’ora,
 cara, che tu sii mia.
 AURELIA
375Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man. Lascia che almeno
 io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu vuoi,
 del mio core e di me dispor tu puoi.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO in disparte e detti
 
 CORNELIO
380Oh che cosa gustosa (Si tengono sempre per la mano)
 aver sì bella sposa!
 AURELIA
 Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!
 CORNELIO
 Marito fortunato!
 AURELIA
385Quando, quando verrà quel dì beato!
 FILIBERTO
 Bravi. Buon pro vi faccia.
 CORNELIO
                                                 (Oh maledetto!)
 AURELIA
 Vi giuro e vi prometto, (A Filiberto)
 caro il mio ben, che sempre parlerei
 del nostro matrimonio
390e ne chiamo Cornelio in testimonio.
 CORNELIO
 (Oh brava!) Sì, davvero,
 ella vi vuol gran ben.
 FILIBERTO
                                         Mi vuol gran bene.
 Parmi ch’ella dicesse:
 «Oh che filice sorte
395aver sì buon consorte!» (Accenando Cornelio)
 AURELIA
 M’intendevo di voi.
 FILIBERTO
 E voi diceste poi: (A Cornelio)
 «Marito fortunato!»
 E lei: «Quando verrà quel dì beato!»
 CORNELIO
400Marito fortunato
 Filiberto chiamai.
 AURELIA
 Ed io di Filiberto sol parlai.
 FILIBERTO
 E parlando di me
 si tenevan le man sì bene unite?
405Buona gente, che dite?
 CORNELIO
 Io lo facea senza pensare a niente.
 AURELIA
 Era una ceremonia indifferente.
 FILIBERTO
 Che ceremonia? Andate via di qua.
 AURELIA
 Oimè mi discacciate?
410Più ben non mi volete?
 FILIBERTO
 Una mendace siete.
 CORNELIO
 Credetemi signor...
 FILIBERTO
                                      Vostro danno.
 AURELIA
 Ahi che dolor! Che affanno!
 Chi mi porge ristoro?
415Filiberto crudele, io manco, io moro. (Finge svenire sopra una sedia)
 CORNELIO
 Povera sventurata,
 per voi quasi è spirata.
 FILIBERTO
 Poverina, davvero!
 Ha il naso freddo freddo.
420Mi muove a compassione.
 CORNELIO
 Aiutatela almeno.
 Un qualche spirto vi vorrebbe al naso.
 FILIBERTO
 Acqua della regina. Oh che gran caso! (Parte)
 AURELIA
 È andato? (S’alza)
 CORNELIO
                       È andato a prendere
425l’acqua della regina.
 AURELIA
                                       Oh che bel pazzo!
 Per far lieto il cor mio,
 vi vuol altro che odori!
 CORNELIO
                                            Il so ancor io,
 eccolo che ritorna.
 AURELIA
                                    Alla lezione. (Torna in atto di svenuta)
 CORNELIO
 (Chi alla femmina crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
430Eccomi, come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera! Fa pietà.
 FILIBERTO
 Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
 E pur non è venuta niente smorta.
 Zitto, zitto, rinviene.
 AURELIA
435Ah traditor! (A Filiberto)
 FILIBERTO
                          Mio bene
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
 Mi crederete poi?
 FILIBERTO
 Sì sì, vi crederò.
 AURELIA
 Se voi non mi credete io morirò.
 
440   Crudelaccio, crudelaccio
 io vi voglio tanto bene,
 per voi vivo sempre in pene.
 E voi siete senza amor.
 
    Io son tutta tutta vostra,
445questa mano è tutta mia,
 io la baccio benché sia
 la cagion del mio dolor.
 
    Imparate o donne care,
 che vi pare? Non fo bene?
450Or si ride ed or si sviene,
 un la mano e l’altro il cor.
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
 Andate, signor mio;
 Aurelia è offesa e sono offeso anch’io.
 FILIBERTO
 Io credea... Compatite.
 CORNELIO
455Orsù, perché non dite
 ch’io venga in casa vostra a far l’amore,
 io vi son servitore. (Vol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io de la vostra lite
 avevo poste ben le cose a segno
460ma vado adesso a rinunziar l’impegno.
 FILIBERTO
 Ah per amor del ciel, non vi stancate
 di essermi protettor.
 CORNELIO
                                         Già l’avversario
 si era posto in spavento.
 E trattava con me l’aggiustamento.
 FILIBERTO
465Volesse il ciel che fossimo aggiustati.
 CORNELIO
 Andate voi dal conte
 la cosa a terminar.
 FILIBERTO
                                     Ma non potreste
 consumare l’affar tra voi e lui?
 CORNELIO
 Potrei ma se mi riesce
470di prenderlo in parola,
 l’autorità non tengo
 di stringere il contratto.
 Venite meco.
 FILIBERTO
                           No, Cornelio caro
 non fate che il piacer mi riesca amaro.
475Fate voi, fate voi.
 CORNELIO
                                  Datemi almeno,
 sottoscritto da voi, un foglio in bianco.
 FILIBERTO
 Fin questo si può far.
 Del resto tutto a voi lascio l’imbroglio.
 CORNELIO
 Eccovi il calamar, la penna e il foglio. (Tira fuori tutto di tasca)
 FILIBERTO
480«Filiberto Tacconi (Scrive)
 affermo quanto sopra si contiene».
 Basta così?
 CORNELIO
                        Va bene. (Prende il foglio)
 FILIBERTO
 S’io presto non finiva
 di testa mi veniva un giramento.
 CORNELIO
485Davvero?
 FILIBERTO
                     La fatica è un gran tormento.
 CORNELIO
 Or via siete spicciato,
 domani voi sarete consolato.
 
    Con questo foglio in mano
 farò l’aggiustamento
490(ma lo farò per me).
 Vedrete chi son io.
 D’un galantuom par mio
 non s’ha da dubitar.
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA e PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Manco mal che la sorte mi provede;
495mi ama Aurelia; Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
 (Ecco il padron). (Parlano in disparte fra di loro non sentiti da Filiberto)
 PASQUINO
                                   (Chiediamogli perdono).
 PORPORINA
 (Se vogliamo ottenerlo,
 fingiam d’esser nemici).
 PASQUINO
 (E poi in cucina torneremo amici).
 FILIBERTO
500Io far l’agiustamento?
 Non lo faccio in due anni. Oh che tormento.
 PORPORINA
 Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chiedo perdono.
 PASQUINO
 Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
505Io vi baccio la man.
 PASQUINO
                                      Vi baccio il piede.
 FILIBERTO
 Temerari, bricconi.
 PORPORINA
 Signore, io non volevo.
 È stato lui.
 PASQUINO
                       È stata lei che ha detto:
 «Piglia, piglia Pasquino».
 PORPORINA
510Non è ver, malandrino.
 Sei stato tu; colui è un disgraziato. (A Filiberto)
 Mezzo il vin della botte ha tracannato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amor con tutti.
 E giù per il balcon cala i presciutti.
 PORPORINA
515Chi ha venduta la legna?
 PASQUINO
                                                E la farina
 chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
 Ti vo’ scoprir.
 PASQUINO
                            Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone
 e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
520Io sono fidatissima.
 PASQUINO
 Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
 Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù per non far torto all’uno o all’altro,
 già che ha fatto ciascun le parti sue,
525vi licenzio di casa tutti due.
 PASQUINO
 Senti, per causa tua. (A Porporina)
 PORPORINA
                                         Per te bricconne. (A Pasquino)
 (Senta signor padrone.
 Per sgravio di coscienza,
 il povero Pasquin, sappia, è innocente.
530E quel che ho detto non è vero niente).
 FILIBERTO
 Buono!
 PASQUINO
                 (Signor padron, una parola. (A Filiberto piano)
 Per rabbia ho detto mal di Porporina.
 Peraltro ella è innocente, poverina).
 FILIBERTO
 Meglio! Ma io vi credo
535due furbi belli e buoni.
 PASQUINO
 Uh cosa dite!
 PORPORINA
                           Il ciel ve lo perdoni.
 FILIBERTO
 Io non mi fido più.
 PASQUINO
                                      Sarò fedele.
 PORPORINA
 Fedel sarò, sull’onor mio lo giuro.
 PASQUINO
 Sulla mia pudicizia io v’assicuro.
 FILIBERTO
540(Se mando via costoro,
 a trovarne altri due sarò impicciato).
 Orsù v’ho perdonato
 per questa volta ma se un’altra arriva...
 PORPORINA
 Oh caro! (L’accarezzano e accarezzandolo con caricatura l’infastidiscono)
 PASQUINO
                    Oh benedetto!
 A DUE
                                                 Evviva e viva.
 FILIBERTO
 
545   Basta, basta, fermi state.
 Maledetti, mi stroppiate.
 Tocca, tocca, se tu vuoi. (A Porporina)
 Va’ a scherzar co’ pari tuoi. (A Pasquino)
 
    Asinaccio via di qui,
550mi si move tutto il sangue,
 sudo, tosso e par ch’ancora
 stra... stranutar... eh va’ in malora.
 (A Porporina) Tocca, tocca... eccì eccì. (Parte stranutando con furia)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e PASQUINO
 
 PASQUINO
 Per questa volta è andata bene.
 PORPORINA
                                                           In grazia
555del mio giudizio.
 PASQUINO
                                  Sì, gioia mia bella,
 tu sei una ragazza
 che può star, per dottrina, in paragone
 d’Ovidio, Quinto Curzio e Cicerone.
 PORPORINA
 Tutto ho fatto per te.
560Peraltro in vita mia,
 io non so d’aver detta una bugia.
 PASQUINO
 Dunque mi porti amore?
 PORPORINA
 T’amo con tutto il cuore.
 PASQUINO
 Dunque tu mia sarai?
 PORPORINA
565Sì Pasquin, sarò tua se mi vorrai.
 PASQUINO
 Se ti vorrò? Cospetto!
 Non bramo altri che te.
 Per quel tuo bel visino
 lascerei la minestra, il pane e il vino.
 PORPORINA
570Ma quando mi darai...
 PASQUINO
                                            Cosa?
 PORPORINA
                                                          La mano?
 PASQUINO
 Eccola, se la vuoi.
 PORPORINA
 La prenderei ma poi...
 PASQUINO
 Ma poi di che hai paura?
 PORPORINA
 Che tu mi dica il ver non son sicura.
 PASQUINO
575Vuoi che ti mostri il cor, dammi un cortello;
 voglio spaccarmi il petto,
 voglio mostrarti il cor.
 PORPORINA
                                           No, poveretto;
 lo so che mi vuoi bene.
 Ma un po’ di gelosia mi dà martello.
 PASQUINO
580Maledetta disgrazia è l’esser bello!
 PORPORINA
 Quei cari e belli occhietti
 saranno tutti miei?
 PASQUINO
                                      Sì.
 PORPORINA
                                              Quel bocchino
 sarà tutto per me.
 PASQUINO
                                    Sì.
 PORPORINA
                                            Quel visetto
 è tutto, tutto mio?
 PASQUINO
                                    Sì, tutto, tutto.
 PORPORINA
585Io mi sento morire.
 PASQUINO
                                       Io son distrutto.
 PORPORINA
 Stasera...
 PASQUINO
                    Che?
 PORPORINA
                                Faremo...
 PASQUINO
 Che cosa?
 PORPORINA
                      Il matrimonio.
 PASQUINO
 Non potressimo...
 PORPORINA
                                   Cosa?
 PASQUINO
                                                 Farlo adesso...
 PORPORINA
 Così non è permesso.
 PASQUINO
590Ma io non posso più.
 PORPORINA
                                         Ma io già peno.
 PASQUINO
 Vado tutto in sudore.
 PORPORINA
                                         Io vengo meno.
 
    Ohimè, che fuor del petto
 mi vien sul labro il cor.
 Ma su quel bel labretto
595veggo il tuo core ancor.
 
    Dammi il tuo core, oh dio!
 Pigliati, o caro, il mio!
 Piglialo, che tel dono,
 dammilo, per pietà.
 
600   Cosa farai del mio?
 Del tuo cosa farò?
 Perché fedel son io,
 il tuo lo serberò.
 
    Tu che pietà non hai
605me lo strapazerai,
 no, no per carità.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO e DORINDO, il quale vorebbe trattener PORPORINA che parte
 
 DORINDO
 Ehi, Porporina, udite...
 PASQUINO
 Signor cosa comanda
 da Porporina.
 DORINDO
                            Che vuoi tu sapere?
610Va’ via, brutto villano.
 PASQUINO
 Cos’è questo villano?
 Cos’è questo va’ via?
 Cosa pretende lei?
 DORINDO
                                     Quel che mi pare. (Vuol seguir Porporina)
 PASQUINO
 Con grazia, padron mio; (Lo trattiene)
615lo vo’ sapere anch’io.
 DORINDO
 Tu non devi saper quello che passa
 fra Porporina e me. (Non vo’ ch’ei sappia
 che qui Lisaura aspetto).
 PASQUINO
 Porporina dev’esser moglie mia.
620Mi meraviglio di vussignoria.
 DORINDO
 (Mi voglio divertir con questo sciocco).
 Porporina tua sposa?
 Credemi, l’hai sbagliata.
 È la mia innamorata.
 PASQUINO
                                          Come! Oh diavolo!
625Non può star, non sarà, nol posso credere,
 mi vuol ben, me l’ha detto e l’ha giurato.
 DORINDO
 Di te gioco si prende ed ha scherzato.
 PASQUINO
 Ah bugiarda! Ah maliarda;
 adesso, adesso intendo
630perché quando le ho detto
 di far il matrimonio di nascosto
 la furba m’ha risposto:
 «Così non è permesso».
 Femmine, traditore, ingrato sesso.
 
635   Dunque è vostra innamorata. (A Dorindo)
 (Maledetta, disgraziata,
 crepa, schiatta, va’ in malora,
 aver ben non posso un’ora).
 Dunque è ver che vi vuol bene?
 
 SCENA VII
 
 DORINDO, poi LISAURA
 
 DORINDO
640Sentimi, non è ver... Quasi mi spiace
 aver dato al meschin sì gran cordoglio.
 LISAURA
 Dorindo, eccomi a voi.
 DORINDO
                                            Cara Lisaura
 tutti siamo traditi. Ho discoperta
 una barbara trama.
645Di spogliar Filiberto oggi si brama.
 LISAURA
 Donde sapeste ciò?
 DORINDO
                                      Da uno scrivano
 di ser Imbroglio che a pietà s’è mosso
 e di voi e di me. Quello che stesse
 la scrittura, per noi, del matrimonio.
 LISAURA
650Adunque, che sarà?
 DORINDO
                                       Già ho rimediato,
 vo’ che l’inganator resti ingannato.
 LISAURA
 Come mai?
 DORINDO
                         Sol mi basta
 che al vostro genitore
 sottoscriver facciate questa carta. (Cava dalla tasca un foglio)
655S’egli, ch’è negligente,
 senza leggerlo prima,
 oggi soscrive il foglio,
 scherniremo Cornelio e ser Imbroglio.
 LISAURA
 Tutto per voi farò. Già il padre mio
660si contenta che io
 vi prenda per mio sposo.
 DORINDO
                                                E questo è bene.
 Ditegli che la carta
 contien di nostre nozze il sol contratto,
 ei vi metta il suo nome e il colpo è fatto.
 LISAURA
665Non vorrei d’un inganno
 esser tacciata poi.
 DORINDO
                                   Non dubitate.
 Questa è l’ultima moda.
 L’inganno, se va bene, ancor si loda.
 
    Ch’io mai vi possa lassiar d’amare
670non lo credete pupille care,
 né men per gioco v’ingannerò,
 voi foste e sarete le mie faville
 e voi sarete o care pupille
 il mio bel foco finch’io vivrò.
 
 SCENA VIII
 
 LISAURA sola
 
 LISAURA
675Giusti dei, v’è nel mondo
 cotanta iniquità; v’è su la terra
 chi temerario ardisce
 rapir l’altrui con esacrando eccesso?
 E lo soffrono i numi? E stride invano
680il folgore di Giove?
 Dove si cela, dove
 l’empio che il genitor tradire aspira?
 Seco voglio sfogar lo sdegno e l’ira.
 Ma no, femina imbelle,
685che dir, che far potrei?
 Crudelissimi dei, perché perché,
 perché non è concesso
 potermi cimentar col viril sesso?
 Farei veder ben io
690che ancor nel petto mio si cela un core
 di corraggio ripieno e di valore.
 
    Tremo fra’ dubi miei;
 pavento i rai del giorno,
 anche nel mio soggiorno,
695mi turbo e mi confondo;
 l’aure che ascolto intorno
 mi fanno palpitar.
 
    Nascondermi vorrei,
 vorrei scoprir l’errore
700né di celarmi ho core
 né core ho di parlar.
 
 SCENA IX
 
 Strada avanti la casa di Filiberto.
 
 PASQUINO con abito da calmuco, poi PORPORINA
 
 PASQUINO
 Bestiale gelosia! A che ridotto
 misero mi veggo, d’assicurarmi
 altra strada non so che in tal vestito
705offrir a Porporina
 di nozze un buon contratto,
 farli creder ch’io son tutto tesori,
 e se acconsente è segno
 che m’inganna in amor e ch’alle corte
710anch’essa suole far come fan tante.
 Nessuno amar ma poi con tutti amante.
 PORPORINA
 (Chi è mai quella figura?)
 PASQUINO
                                                  (Ecco l’amica). (Finge non vederla)
 PORPORINA
 (Che faccia è quella mai da mamalucco!)
 Chi è lei, che vuole qui?
 PASQUINO
                                              Son un calmuco.
 PORPORINA
715(Che nome è questo mai!)
 Che ricercar pretende in queste parti?
 PASQUINO
 Moglie mia se lo vuoi bramo di farti.
 PORPORINA
 (Io moglie d’un calmuco!)
 PASQUINO
 Un principe son io su le mie terre,
720ti vidi, mi piacesti
 e ne l’offerta mia
 la bella sorte tua conosci espressa,
 divenire tu puoi...
 PORPORINA
                                    Sua principessa.
 PASQUINO
 Sì principessa mia né il ciel qui a caso...
 PORPORINA
725Ma poi quel vostro naso...
 PASQUINO
 Che vai tu specolando; e credi scioca
 che la virtù dell’uomo
 consista sopra il naso o nella bocca.
 PORPORINA
 Per pietà non si sdegni.
 PASQUINO
730Dimmi, sei forse amante
 di qualche pari tuo?
 PORPORINA
 Non so che cosa sia
 né amor né gelosia.
 PASQUINO
 (Ah maledetta). E ben vuoi tu sposarmi?
 PORPORINA
735Così in fretta signor?
 PASQUINO
                                         Quest’è il costume,
 così fra noi si tratta e si decide,
 quel che piace si prende e non si ride.
 
    Mi bes vitchetn prigogi,
 tchto u vsech odidqui rogi.
740I sachmourias mochet vsiat,
 ne bracouutchi chenitsia,
 vremenem lubov roditsia;
 i si nee vcorenitsia.
 Svitchcoy postoiannoy brae.
 
 PORPORINA
745(È grazioso costui,
 secondarlo vogl’io solo per gioco).
 Lasci signor per poco
 ch’io pensi a’ casi miei.
 PASQUINO
 Padi at menia protch ja tebia bosche ne lublu.
 PORPORINA
750(Che dice mai?) Per pietà, non si sdegni.
 PASQUINO
 Ja tebia nié catchou bolche vidat.
 (Ho scoperto che basta,
 vendicarmi saprò della crudelle
 né solo a sospirar restar vogl’io,
755si lasci pur donna infedel, addio. (Con possesso parte)
 PORPORINA
 Donna infedel! Ah quasi giocherei
 che Pasquino è colui e che per prova
 della mia fedeltà... No non v’è dubbio,
 è certo lui né mai creder potrebbe
760ch’io per scherzo dicessi
 di sposar un calmuco.
 Che feci mai?
 Sappia ch’io l’amo sol e che scherzai.
 
 SCENA X
 
 AURELIA, poi PASQUINO
 
 AURELIA
 Del cor di Filiberto
765sono quasi sicura
 ma Lisaura, Pasquino e Porporina
 non mi ponno vedere.
 La politica vuole
 ch’io me li renda amici,
770perché i disegni miei riescan felici.
 Ecco Pasquino; con questo
 ch’è alquanto bacellone
 incomincio a provar la mia lezione.
 PASQUINO
 Ingrata Porporina, (Verso la scena)
775ladra, cagna, assassina.
 AURELIA
 Pasquino, e con chi l’hai?
 PASQUINO
 Oh non ti avessi conosciuta mai.
 AURELIA
 T’han fatto qualche insulto?
 PASQUINO
                                                     Sì, m’han fatto
 quello che far usate
780voialtre femminacce indiavolate.
 AURELIA
 Sei forse innamorato?
 PASQUINO
 Così fossi appiccato.
 AURELIA
 Forse tradito sei!
 PASQUINO
 Così il diavol portasse via colei.
 AURELIA
785Oh povero Pasquino
 che sei tanto bellino.
 Se tu volessi un po’ di bene a me,
 tutto questo mio cor saria per te.
 PASQUINO
 Eh mi burlate.
 AURELIA
                              No, credimi, o caro,
790che il mio labbro è sincero.
 PASQUINO
 (Se dicesse da vero
 vendicar mi potrei di Porporina).
 AURELIA
 Dammi la tua manina.
 PASQUINO
 Se ci vede il padron, cosa dirà!
 
 SCENA XI
 
 FILIBERTO da una parte, PORPORINA dall’altra osservano in disparte
 
 AURELIA
795Non importa, vien qua.
 Fra noi s’ha d’aggiustare.
 E si vada il padrone a far squartare.
 FILIBERTO
 (Obbligato).
 PASQUINO
                          Sì sì, vada in malora
 lui, la sua casa e Porporina ancora.
 PORPORINA
800(Bravissimo).
 AURELIA
                             È noioso
 il signor Filiberto agli occhi miei.
 PASQUINO
 Più non posso di cuor mirar colei.
 AURELIA
 Tu sì sei graziosetto.
 PASQUINO
 Sì, quello è un bel visetto.
 AURELIA
805Se parlassi di cor...
 PASQUINO
                                     Se vi degnaste...
 AURELIA
 Sarei per te.
 PASQUINO
                          Vostro sarei, m’impegno.
 FILIBERTO
 (Femmina indiavolata).
 PORPORINA
                                               (Oh core, indegno).
 AURELIA
 
    Allegri e contenti...
 
 PASQUINO
 
 Ci amiam di buon cuore,
810più dolce è l’amore...
 
 A DUE
 
 Novello nel sen.
 
 PORPORINA, FILIBERTO A DUE
 
    Che voglia mi vien
 d’andargli a scannar.
 
 AURELIA
 
    E vada il padrone...
 
 PASQUINO
 
815E vada la serva...
 
 A DUE
 
 A farsi squartar.
 
 FILIBERTO
 
    Indegna. (A Aurelia)
 
 PORPORINA
 
                        Briccone. (A Pasquino)
 
 A DUE
 
 Si tratta così!
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    (Non v’è più rimedio,
820già tutto sentì).
 
 PORPORINA
 
    Con voi, sfacciatella, (Ad Aurelia)
 mi voglio sfogar.
 
 AURELIA
 
    Con te, birboncella, (A Porporina)
 non voglio gridar.
 
 FILIBERTO, PASQUINO A DUE
 
825   Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 FILIBERTO
 
    Indegno, briccone, (A Pasquino)
 ti vo’ bastonar.
 
 PASQUINO
 
    Non curo il padrone, (A Filiberto)
830mi vo’ vendicar.
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia mi sento,
 che fiero tormento.
835L’affanno, lo sdegno
 vuol farmi crepar.
 
 Fine dell’atto secondo
 
    Segue il ballo di soldati che fanno l’esercizio colla cadenza della musica, composto dal signor Carlo Belluzzi. Le machine delli balli sono del signor Brigonzi.